domenica 10 febbraio 2008

Camminare sulle acque di Matteo della Valentina da un posto.

Il ragazzo camminava sul sentiero di ciotoli nel mezzo della pozzanghera. Nuvole riflesse e il sole in una palla bianca ondeggiava sulle pieghe acquose.
Patta aperta dei pantaloni arrotolati. Camicia ben messa e la sciarpa attorcigliata fino alle caviglie.
Variazioni nella distanza dei passi. Piccoli lassi di tempo espressi in centimetri e migliaia di flash celebrali espressi in piccoli lassi di luce.
Come il movimento viene dipinto dalle pieghe dei vestiti. Le contrazioni del volto, rilassate e immortalate del freddo, gelato sciolto fluo, membrana oculare.
Il lampeggiare accelerato dei semafori, coscienza tarata dei veicoli. Squarci di tecnologia digitale, le meridiane e i piccoli granelli di led che discendono la clessidra satellitare dei fari alogeni con autofocus nei crani degli uominimacchina.
L’amore coerente, la coerenza elettrica che illumina prodotta da una fonte non rinnovabile. Risucchiare ed armonizzare; il salto da un’altalena in corsa. Vento tra i capelli, geladrina in tubetti da 3 dosi, la tensione nei condotti, il morso della tetta peccaminosa e la gloria nell’atterraggio.
Nessun ricordo del momento della partenza.
La freccia della conoscenza, invisibile se non fuori fuoco, giusto tra le spalle e il collo. Movimento di scatto, perdita di equilibrio, acqua.
A volte bisogna sacrificare una scarpa per salvare il piede.

1 commento:

Anonimo ha detto...

acido